mercoledì 28 novembre 2007

Si Sienne m'était contée - episodio I













Lancio con questo post una nuova serie tematica, nella quale pubblicherò le citazioni su Siena che mi hanno maggiormente colpito tra le letture che ho fatto e farò.

Comincio da una bellissima pagina, troppo lunga per essere riportata integralmente, tanto che ne trascrivo solo alcuni frammenti significativi. Si tratta di un articolo scritto per il primo numero della rivista senese La Diana (1926), ad opera del giornalista romano Paolo Orano (1875-1944), la cui fede fascista, così estranea alla mia sensibilità e cultura, non intacca la ricchezzza di una prosa a momenti sovraccarica, segnata da una sintassi paratattica e elencatoria nel gusto dei tempi. Certo, l'immaginario sfiora talvolta, e forse anche scuote, corde vagamente nazionalistiche, ma astratta dal suo contesto questa descrizione tutta ascendente dell'anima senese è altamente poetica, e quindi verosimile.





Io non so vedere il popolo senese mutato da quello che fu sei, cinque e quattro secoli or sono , quando la Città di Caterina ebbe la ventura di manifestarsi con una storia singolare e tipica, mescolata di tragico d'eroico dimistico e di parossistico, toccando sovente culmini di genialità. Il popolo senese ha un intimo fondo d'inquietezza.


(...)



L'anima senese è abbacinata dall'assoluto. Di qui la sua perenne irrequietezza e quella impressionante linea diagrammatica dell'umore quotidiano di pressoché ogni figlio di Siena, eguale nella diversità, che trovate al mattino vibrante di una espansività quasi aggressiva, a metà del giorno fastidito e chiuso, in altre ore censorio sarcastico e più in là ancora radioso di comunicatività affabile, alla quale il linguaggio più sottile e lirico della terra accresce il fascino irresistibile.





Anima d'assoluto. Caterina non si spiega che così, e non altrove si può creare la ragione del tenace spirito di competizione cittadina, ieri come oggi. La santa senese è l'espressione geniale e titanica dell'autentica non modificata natura della donna di Siena. I caratteri distintivi di un popolo sono più evidenti e debbo dire più sviluppati nell'anima femminile che non in quella maschile (...) Ora questa mentalità d'assoluto che determina una segreta scontentezza ed un'ansia sentimentale madre di melanconia, che nessun romanziere e nessuno psicologo professionale hanno avvertito, chi ha intimamente e a lungo vissuto la vita di Siena l'ha conosciuta. L'anima femminile senese è straordinariamente individuata, in ogni classe di società, d'un'acustissima sensività, suscettibile, vigile, capace di percepire i più profondi moti e motivi del più complicato spirito, pronta ai silenziosi giuramenti del cuore, alle ascensioni ardite della decisione morale.


(...)



Ma anche l'uomo è colà sotto il riso - non gaio - sotto il sarcasmo, sotto l'irrefrenabile frase che giudica e manda, una natura tormentata. C'è il senese vivace e facilissimo conversatore; c'è il senese tacito e burbero, forse di ceppo maremmano, dalla cui bocca non escono, come da quella dei Sardi di Barbagia e di Goceano, che aforismi di saggezza amara, definizioni quintessenziali delle cose e delle persone, crude ma limpide, estreme ma succose


(...)



Misticismo, tristezza, passione, esaltazione, voluttà, contemplatività, scoppio improvviso dell'ardore accumulato. Profondità di radici, altezza di ascensioni ideali, e cioè tutti i fermenti tragici e fecondi dell'essere entro il piccolo crogiuolo. Il calore di quelle fiamme è arrivato agli estremi limiti del mondo spirituale. Nulla dell'anima senese è morto e neppure s'è attenuato. I roghi visibili e invisibili di questa Città di passione continuano a ardere. E perché la fiamma non manchi mai, Siena viva continua a portare sé stessa, tutta sé stessa, come alimento d'un'anima immortale.

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